(da: "Mille Santi del giorno", di Piero Bargellini)

San Giorgio e il DragoSan Giorgio che uccide il dragoneDi questo celebre personaggio lo storico può dire soltanto che fu Martire, prima dell’Imperatore Costantino, a Lydda, in Palestina; e nient’altro.
Tutto il resto è leggenda, una leggenda che ha avuto straordinaria fortuna, non soltanto nella letteratura, ma anche nell’arte.
Ma la leggenda cristiana non è altro che la trasposizione di un racconto mitologico e sembra adombrare la lotta dell’uomo contro un flagello naturale come la peste o la malaria. Narra, infatti, di un lago dal quale usciva un pestifero dragone che, avvicinandosi alle mura di una città, recava la morte a causa dell’aria corrotta. Per tenerlo lontano gli abitanti traevano a sorte giovani vittime, che davano in pasto al terribile avvelenatore, finchè non fu la volta della figlia del Re, che invano il padre tentò di sottrarre al sacrificio.
A questo punto interviene l’eroe mitologico, diventato San Giorgio nella leggenda cristiana.
Egli esorta la principessa a non temere, ingaggia con il drago un furioso combattimento e riesce ad abbatterlo, liberando la fanciulla dalla morte certa ed il popolo della città dalla costante minaccia.
Soltanto a questo punto la leggenda cristiana prende il sopravvento sul racconto mitologico, perché San Giorgio non uccide il dragone per amore della principessa, non libera il popolo e diventa re, sposando la fanciulla salvata dalla morte. Chiede al popolo di credere in Cristo e di abbracciare il Battesimo cristiano. La sua forza è dunque al servizio di Dio. Ma con il Battesimo del popolo, del Re e della principessa non terminano le gesta del cavaliere San Giorgio il quale, in tempi di persecuzione, si fa animoso sostenitore dei cristiani condannati al martirio, molti dei quali vacillano. Viene perciò condannato anch’egli, torturato a lungo e decapitato.
Quanto segue non appartiene più alla storia del personaggio, ma a quella del suo culto: un culto allargatosi straordinariamente in Palestina, in Siria, in Egitto, a Costantinopoli; e poi a Roma, in Italia e in Gallia, in Germania e finalmente in Inghilterra, dove il Santo guerriero venne proclamato Patrono del paese.

da: "Icone e Santi d'Oriente" di Alfredo Tradigo
Immagine ideale della vittoria e del superamento del male, San Giorgio domina la scena, con il volto circondato da un nimbo bianco come il suo cavallo. Il manto verde, che rappresenta la forza dello Spirito, è messo sulla diagonale della lancia che lo contrappone al drago. L'arco bianco del cavallo attraversa l'icona e smargina ai lati della cornice. Il santo trattiene con grazia e lievità lo slancio del suo bianco destriero. Uscito dalla nera spelonca il drago si attorciglia e si rivolta inutilmente contro il cavaliere che gli trafigge il capo con la sua lancia appuntita. La geometria della composizione (l'incrocio tra la diagonale del profilo del cavallo e della lancia del santo) e il forte contrasto cromatico fanno di questa icona un vero capolavoro di semplicità ed efficacia.